Cesare

Da bambino ho conosciuto un tipo di nome Cesare. 
Cesare era più grande ma veniva sempre a giocare con noi perché con i più piccoli si sentiva il capo.
Questa sua carica, che si attribuiva da solo, non derivava da particolari doti. Non era tanto simpatico, raramente sparava battute spiritose se non per prendere in giro qualcuno. Non era il più veloce a correre o il più bravo a sgommare in bici, non era un granché a giocare a pallone e era scarso anche a fare a botte nonostante fosse più grande.
Quando facevamo qualcosa di rischioso si tirava sempre indietro mandando avanti i più piccoli. Era solo un furbetto viscido, faceva di tutto per mettere zizzania tra i miei amici e nella confusione prendeva lui tutte le decisioni su quello che si doveva fare.
Era falso e bugiardo, davanti ai nostri genitori faceva il bravo bimbo e poi quando rimanevamo soli ci insegnava parolacce e gestacci. Spesso rubacchiava in giro e anche a noi, se portavamo dei giocattoli fuori al rientro mancava sempre qualcosa.
Era anche uno scansafatiche, se c’era da fare qualcosa delegava gli altri cercando di metterci in competizione tra di noi per compiacerlo e avere la sua “ambita” considerazione.
Con gli anni l’ho perso di vista (per fortuna) e non so che fine abbia fatto ma sono sicuro che quello ora di mestiere fa il politico.

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